A chiusura della mostra Pasolini pittore un evento musicale inedito, progettato dall'Ensemble Alchimie Sonore appositamente per la Galleria d'Arte Moderna.
Uno sguardo sul mondo poetico di Pasolini attraverso una nuova visione musicale di giovani autori e musicisti appartenenti all'attuale panorama musicale colto nazionale.
Alessandro Pace (ottavino, flauto), Francesca Duca (flauto), Davide Stanzione(flauto contralto, flauto), Federico Martino (flauto basso, flauto).
MUSICA
Alessandro Pace (1992) Amour me amour
Massimo Caturelli (1992) Clouds
Emanuele Stracchi (1990) Teorema su PPP
Andrea Collacciani (1993) La voce del vento
Federico Di Santo (1984) Dall'orlo di un’età sepolta
1. La carne e il cielo
2. Contrappunto di citazioni
3. La morte del poeta
Gabriele Mercanti (1989) Fuga per quartetto di flauti dal girone delle manie
Gabriele Blasco (1991) Ossimoro
Alessandro Pace Amour me amour
Ispirato alle poesie giovanili di Pier Paolo Pasolini. La scelta di utilizzare la lingua friulana per la composizione poetica affonda le sue radici nel desiderio dell'autore di darle una dignità artistica/letteraria valorizzandone la musicalità. Giovanna Marini, cantautrice e
ricercatrice etnomusicale e folklorista, ricorda del suo incontro con Pasolini la richiesta di mettere in musica "La meglio gioventù" e le parole accalorate :«Guardati Amour me amour, ricordati che questa è liquida. Valorizza tutti questi dittonghi!».
Ben altra sfida sarà valorizzare la lingua senza una parte vocale ma come diceva il poeta "nella nostra lingua adamitica, il friulano, la parola è un suono".
Massimo Caturelli Clouds
Il brano si ispira al cortometraggio “Che cosa sono le nuvole?”, riferendosi in particolare al finale, in cui le marionette in punto di morte possono ammirare la “straziante, meravigliosa bellezza del creato”.
Emanuele Stracchi Teorema su PPP
La composizione è ispirata al romanzo “Teorema” e all’omonimo film del 1968 di Pier Paolo Pasolini. Fulcro della trama di “Teorema” è un fatto emblematico. Una famiglia borghese viene scossa dall’arrivo di un enigmatico viaggiatore, il quale andrà a rompere
l’unità familiare ricomponendo nuovi equilibri nel finale; similmente, nel brano alcune cellule ritmiche si ramificano continuamente, partendo dall’ordine stabilito nel contrappunto sino al caos generato da un gesto sonoro per semitoni che irrompe in quanto
“Ciò che conta è ciò che è, e ciò che è, è ciò che appare”.
Andrea Collacciani La voce del vento
La solitudine è una condizione che faticosamente accettiamo. Uno stato d’animo che si nutre di troppi pensieri opprimenti, insopportabili per l’uomo. “Bisogna essere molto forti per amare la solitudine”. Pier Paolo Pasolini inizia con questo verso la poesia “La
Solitudine” (Trasumanar e organizzar, 1971) affrontata dall’autore attraverso uno sguardo malinconico del proprio vissuto e la forza nel contrastare il peso insostenibile del sentirsi soli. Le lunghe camminate di Pasolini, circondato dal silenzio della natura e accompagnato dal solo suono del vento.
Federico Di Santo Dall'orlo di un’età sepolta
Il pezzo è uno schizzo, quasi un piccolo ritratto complessivo, della figura di Pasolini. Il titolo riadatta un verso di una sua celebre poesia, recitata anche dal regista nel mediometraggio La ricotta, e riassume la sua posizione "estranea" di fronte alla contemporaneità. La prima sezione, La carne e il cielo (espressione di Pasolini stesso), rappresenta la dicotomia tra vitalismo (popolo, eros, cibo…) e spiritualità (religione, poesia) che anima la sua opera. La seconda è un contrappunto di citazioni tratte da
musiche a lui care. La terza, in forma di passacaglia, compendia in quadri successivi le scene della sera in cui il poeta fu assassinato, quasi come le stazioni di una via crucis profana.
Gabriele Mercanti Fuga per quartetto di flauti dal girone delle manie
Con questo brano ho scelto di ispirarmi e di rendere omaggio al film di Pasolini Salò o le 120 giornate di Sodoma, riferendomi, in particolare, ad alcune scene presenti nel Girone delle Manie. Mi sono ispirato a questa parte poiché rappresenta in maniera efficace quanto l'abuso di potere possa arrivare ad umiliare e degradare non solo le vittime ma anche gli aguzzini. La composizione è in stile di fuga; Pasolini ha spesso inserito Bach nei suoi film, compreso Salò, e la fuga mi sembrava una scelta opportuna per omaggiarlo. Inoltre, mi piace pensare, facendo un gioco di parole, che la fuga possa essere anche quella delle vittime, nonostante nel film non potranno mai metterla in atto.
Gabriele Blasco Ossimoro
Ispirato a Pasolini, tra i più raffinati intellettuali dell'epoca ma partecipe della marginalità urbana, appassionato narratore della vita ma lucido e furente critico dei vizi della società dei consumi, protagonista della contemporaneità ma legato e sovente nostalgico della
civiltà contadina. Contrasti, opposizioni e contraddizioni che trovano una perfetta sintesi in una breve vita dalla violenta ed enigmatica conclusione
Informazioni
Sabato 3 giugno 2023 ore 18:30