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È una piccolissima chiesa nel cuore del Rione Trastevere, a poca distanza dal Ponte Cestio e dall’Isola Tiberina, affacciata su una piazzetta che conserva suggestioni e memorie della Roma medievale e il cui nome deriva probabilmente dalle piscine di antiche terme romane.
Secondo la leggenda, la chiesa sarebbe sorta nel lontano 543 sulle rovine della casa degli Anici, una nobile famiglia romana a cui San Benedetto sarebbe appartenuto e presso cui avrebbe dimorato prima di recarsi a Subiaco e poi a Montecassino. Le prime notizie certe della chiesa risalgono in verità alla fine del XII secolo, anche se la struttura muraria e alcuni capitelli suggeriscono l’esistenza di una struttura più antica. Del XII secolo è il bel pavimento cosmatesco in porfido e serpentino, uno dei tesori che la chiesa custodisce e che ne testimoniano l’importanza in quei secoli. Risale allo stesso periodo anche il caratteristico campanile romanico: decorato da minuscole bifore sostenute da una colonnina e da frammenti marmorei di forme e colori diversi, è il più piccolo della città e al suo interno conserva la campana più antica di Roma, fusa nel 1069 e con un diametro di appena 45 cm.
La facciata, rifatta una prima volta alla fine del Seicento, fu successivamente restaurata nel 1844 in stile neoclassico. L’interno, intimo e raccolto, è diviso in tre navate da otto colonne di spoglio con capitelli databili tra il I e il V secolo. Dal vestibolo che precede l’ingresso, attraverso una porta medievale decorata con colonne di cipollino e mosaici cosmateschi si entra in un piccolo oratorio a pianta trapezoidale costruito intorno al XIII secolo, con volta a crociera impostata su quattro colonne con capitelli medioevali di VIII secolo: è la nota Cappella della Vergine, chiamata così dal dipinto del XIV secolo che raffigura la “Vergine con Bambino“ posto sull’altare maggiore. Da qui si accede a una cella molto angusta, che la tradizione indica come la dimora e il luogo di penitenza del giovane santo.
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