Colori rari e preziosi, come il rosso cinabro e il blu egizio, furono usati per gli affreschi della domus di Vigna Guidi, un piccolo gioiello di età adrianea parzialmente distrutto per la costruzione dei bagni più grandi e magnifici dell’Urbe, intorno al 206 d.C. Riscoperta a metà dell’Ottocento, poi nuovamente coperta e riportata alla luce negli anni Settanta, la domus torna oggi a mostrarsi al pubblico al termine di un lungo e attento intervento di restauro, con un allestimento suggestivo che amplia l’offerta di visita delle Terme di Caracalla.
Il nome del suo proprietario è ignoto ma i misteri e le meraviglie della casa non finiscono qui, a cominciare dall’articolazione dell’edificio: una domus signorile al piano terra e al primo piano, con appartamenti di classe medio-alta ai piani superiori e una bottega affacciata sulla strada. Ma ancora più sorprendenti sono i suoi affreschi. In quella che con ogni probabilità era una stanza dedicata al culto domestico, di fronte alle classiche divinità romane (la triade capitolina con Giove, Giunone e Minerva) vediamo infatti comparire le sagome di Iside, Anubi e forse Serapide: una testimonianza del sincretismo religioso dell’epoca che è però un unicum nell’arte romana. Ancora oggetto di studi e ricerche per il suo restauro complessivo è infine un secondo ambiente, un Triclinio, che verrà presto aperto al pubblico e di cui viene presentata in anteprima una piccola parte del prezioso soffitto.