
Ironia, profondità di osservazione ed empatia: la mostra a Palazzo Bonaparte racconta la peculiare visione del mondo e lo stile inconfondibile di Elliott Erwitt, uno dei maestri più importanti e più amati della fotografia contemporanea, capace di trasformare la vita quotidiana in poesia visiva facendoci sorridere, riflettere, emozionare.
Nato a Parigi nel 1928 da una famiglia di emigrati russi, membro e poi presidente della celebre agenzia Magnum Photos, nella sua lunga e brillante carriera Erwitt ha saputo cogliere l’anima del Novecento e ha raccontato con piglio giornalistico gli ultimi sessant’anni di storia e di civiltà contemporanea, cogliendo gli aspetti più drammatici ma anche quelli più tragicomici, assurdi, divertenti della vita che è passata di fronte al suo obiettivo.
Tra le oltre 80 fotografie in mostra figurano alcuni degli scatti più iconici del secondo Novecento: Jacqueline Kennedy durante il funerale del marito, Nixon che punta il dito sul petto di Nikita Krusciov, il match epico tra Muhammad Ali e Joe Frazier, i molteplici ritratti di Marilyn Monroe, con il memorabile scatto della diva sul set con il vestito che si solleva, i volti di Che Guevara, Marlene Dietrich, Fidel Castro, Sophia Loren e Arnold Schwarzenegger.
L’immaginario di Erwitt è però popolato anche e soprattutto da persone comuni, uomini e donne, colte nel mezzo della normalità delle loro vite. Una particolare attenzione poi è destinata ai cani, di cui Erwitt apprezzava l’atteggiamento irriverente, libero e svincolato dalle comuni regole che condizionano gli esseri umani. Moltissimi sono gli scatti “dal punto di vista dei cani”, nelle cui composizioni compaiono solo le scarpe o una parte delle gambe dei loro padroni.
In copertina Elliott Erwitt USA. New York City, 1946 © Elliott Erwitt Private Collection
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