Di fronte al Tevere, su via della Lungara, sorge lo storico palazzo rinascimentale iniziato nella prima metà del Cinquecento su progetto di Giulio Romano, allievo di Raffaello, per l’illustre prelato fiorentino Filippo Adimari, camerlengo segreto di papa Leone X.
L’edificio fu oggetto di diversi trasferimenti di proprietà: nel 1552, fu acquistato dal Cardinale Salviati, il cui fratello, Bernardo, affidò a Giovanni Lippi, detto Nanni di Baccio Bigio, l’incarico di proseguire i lavori, ultimati nel 1568, ampliando la parte posteriore e modificando la facciata.
Nel 1634, il Palazzo conobbe un periodo di particolare splendore, grazie a un ulteriore rinnovamento con aggiunte di decorazioni barocche e alla realizzazione di un suggestivo giardino. Dopo un periodo di decadenza, passò nel 1794 alla famiglia Borghese e successivamente al Governo Pontificio, che nel 1820 acquisì parte del giardino e, in seguito, il palazzo come sede dell'Archivio Urbano.
Nel 1849, Palazzo Salviati fu trasformato in caserma destinata alle truppe francesi e nel 1870, ormai proprietà dello Stato italiano, fu adibito a sede della Scuola Militare di Roma dal 1883 al 1943. Dal 1971 ospita il Centro Studi per la Difesa.
La facciata è ripartita in cinque parti da bugnature verticali e presenta al centro un portale, su cui è un balcone sorretto da grandi mensole. Ai lati, si trovano grandi finestre inferriate ad arco bugnato e, al primo piano, finestre architravate sormontate da finte finestrelle quadrate. Il cornicione è sorretto da mensole con teste leonine.
All’interno, lo scalone monumentale, realizzato da Nanni di Baccio Bigio, conduce al piano nobile dove si trova una cappella con importanti affreschi cinquecenteschi raffiguranti le storie degli apostoli, opera di Santi di Tito. Il palazzo ospita anche una biblioteca, sui cui soffitti si possono ammirare pregevoli affreschi ottocenteschi con episodi delle guerre risorgimentali, episodi militari e fasce di piante e fiori del pittore perugino Annibale Brugnoli.
Lo splendido giardino conserva elementi di particolare fascino, dalla testata monumentale della scala d’acqua barocca, non ultimata, alla statua di marmo senza testa di Dioniso, fino al piccolo teatro, dietro al monumento alla Vittoria dove si riunivano un tempo i poeti dell'Arcadia.
Foto turismoroma
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