Il palazzo fu fatto costruire nel1458 come sede della Cancelleria Apostolica dal cardinale Rodrigo Borgia il quale, divenuto Papa con il nome di Alessandro VI (1492-1503), lo donò al Cardinale Ascanio Sforza. Alla morte di questo passò ai nipoti di Giulio II Della Rovere (1503-1513).
L’edificio fu in seguito chiamato Cancelleria Vecchia, per distinguerlo da quello della Cancelleria Nuova a palazzo Riario, dove l’attività era stata trasferita nel 1517 da Papa Leone X Medici (1513-1521). Fino al 1535 appartenne a Francesco II Sforza, poi alla Camera Apostolica; Paolo III Farnese (1534-1549) lo restituì nel 1536 agli Sforza, i quali unirono il nome del casato con quello dei Cesarini quando questi ultimi si estinsero per vincolo matrimoniale nel 1697.
Gli Sforza Cesarini fecero completamente ristrutturare e modificare l’edificio dall’architetto Pietro Passalacqua intorno al 1730. Durante i lavori eseguiti nel 1888 per l’apertura di Corso Vittorio Emanuele, una parte del palazzo venne demolita, ed in seguito ricostruita in stile neo-rinascimentale dall’architetto Pio Piacentini (1846-1928).
La facciata superstite settecentesca su via dei Banchi Vecchi presenta al piano terra un portale bugnato decentrato, sormontato da un balcone con balaustre e da una finestra con timpano triangolare. Ai lati del portone sono finestre con cornice semplice e inferriate, e sottostanti finestrelle dello scantinato. Il primo e il secondo piano hanno nove finestre architravate, mentre il terzo finestrelle con cornice semplice. Il cortile interno è costituito da un portico a tre ordini con sette arcate sorrette da colonnine ottagonali e terminante in un piano minore con sette finestre ad arco.
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