
Promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, con la curatela di Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli, la mostra a Palazzo Esposizioni Roma è parte di un ampio progetto concepito per celebrare i cento anni dalla nascita di Mario Giacomelli, nato nel 1925 a Senigallia e scomparso nel 2000, offrendo al pubblico l’opportunità di immergersi nel suo universo visivo e poetico e mettendo in luce le molteplici sfaccettature del suo lavoro.
Artista di fama mondiale, Giacomelli è una figura centrale della cultura visiva italiana del secondo Novecento, capace di costruire un ponte tra fotografia, pittura, poesia e scultura. Al centro dell’esposizione è la relazione tra la sua produzione fotografica e le arti visive contemporanee. Le oltre 300 stampe originali in mostra, molte delle quali mai esposte, dimostrano la sua straordinaria capacità nell’attraversare e contaminare diverse discipline artistiche. Lungo il percorso, dialogano con la poetica e la visione del fotografo i lavori di 5 protagonisti dell’arte e della fotografia contemporanea con cui il maestro marchigiano ha condiviso affinità espressive, concettuali, poetiche profonde: Afro (Afro Basaldella) e Alberto Burri, maestri dell’arte astratta e materica, Enzo Cucchi, Jannis Kounellis e l’artista e fotografo sudafricano Roger Ballen.
Una delle sale è riservata alla serie “Io non ho mani che mi accarezzino il volto” che lo ha consacrato sulla scena internazionale, ambientata nel seminario vescovile di Senigallia, e qui arricchita da materiali inediti e provini di stampa. La sala è concepita come una vera e propria installazione in modo da restituire l’energia e il movimento circolare che animano le immagini dei giovani seminaristi, sospese tra gioco e spiritualità.
Due stanze immersive aprono e chiudono la mostra: all’ingresso, la voce di Giacomelli accoglie i visitatori e accompagna la proiezione delle sue immagini mentre, a fine percorso, la riproduzione fotografica in scala 1:1 del suo studio è ulteriormente impreziosita dall’esposizione dell’ingranditore e della mitica Kobell, la sua unica macchina fotografica.
In copertina: Mario Giacomelli, Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 1961-63 © Archivio Mario Giacomelli
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