
Il re pastore è il melodramma in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Pietro Metastasio, che l'Opera di Roma mette in scena dal 14 maggio al Teatro Nazionale per celebrare i 250 anni dell'opera, sotto la direzione del Maestro Manlio Benzi, con la regia di Cecilia Ligorio.
Quest’opera, scritta nel 1775 da un Mozart diciannovenne su incarico dall'arcivescovo di Salisburgo in occasione del passaggio dell'arciduca Massimiliano - figlio ultimogenito dell'imperatrice Maria Teresa - venne presentata in prima assoluta nello stesso anno a Salisburgo. La prima esecuzione avvenne proprio di fronte all'arciduca, al Palazzo Arcivescovile, e fu diretta dall'autore. La definizione di ''serenata'', attribuita alla composizione dallo stesso Mozart, è dovuta probabilmente all'assenza di allestimento scenico con cui fu programmata la prima rappresentazione.
La trama narra la storia di Aminta, il pastore destinato a diventare re, che si trova diviso tra il dovere e l’amore; questo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma mette in luce le sfumature emotive della musica di Mozart, che, sebbene composta in età giovanile, rivela già la profondità espressiva e la grazia tipiche del grande compositore salisburghese. La regia di Ligorio sottolinea la trasformazione di Aminta da pastore a sovrano, in una messa in scena che fa riemergere l’intreccio di sentimenti e ideali propri della classicità, con un equilibrio tra romanticismo e tensioni dei doveri regali.
Personaggi e interpreti: Alessandro, Re di Macedonia, Juan Francisco Gatel; Aminta, Miriam Albano; Elisa, Francesca Pia; Vitale, Tamiri, Benedetta Torre; Agenore, Krystian Adam; Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma.
Foto: Pagina ufficiale Facebook del Teatro dell’Opera di Roma
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