Figlia dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria e sorella di Maria Antonietta, data in sposa a Ferdinando IV di Napoli per suggellare un’alleanza con i Borbone di Spagna, Maria Carolina d’Asburgo Lorena regnò de facto a Napoli, con alterne vicende, dal 1768 fino al 1806, quando fu deposta dalle forze napoleoniche. Alle relazioni fra Maria Carolina, suo marito Ferdinando e il Regno di Napoli è dedicata la mostra ospitata al Museo Napoleonico: le sculture, le incisioni e le installazioni multimediali sono opera di Gianluca Esposito, un artista che da quasi un decennio porta avanti un lavoro di ricerca incentrato sui due sovrani.
Non si tratta di una mostra storica, anche se si integra perfettamente nel museo dedicato all’epopea napoleonica. Al centro dell’esposizione è il testo poetico scritto dallo stesso Esposito, dal titolo “La canzone di Carolina”: il genius loci della città si rivolge alla sovrana raccontandosi come luogo magico dove la realtà e la bugia si fondono e il tempo si capovolge, “non sempre seguendo il dopo al prima”. Il testo è illustrato in mostra attraverso incisioni a linoleografia che compongono un gigantesco libro d’artista site specific della lunghezza di oltre 5 metri.
Una video istallazione con le incisioni animate grazie ai docenti e agli allievi dell’Istituto Cine-TV Roberto Rossellini guida poeticamente i visitatori attraverso la mostra. Le sculture disseminate tra i preziosi arredi e oggetti d’epoca del museo riecheggiano in maniera anche grottesca gli orologi da camino in uso nel Settecento, nei quali Carolina si trasforma di volta in volta in treno, mostro bicefalo, centopiedi simbolico delle mille possibilità mai realizzate. Il percorso si chiude con una sontuosa tavola apparecchiata per due coperti in cui pietanze e stoviglie prendono vita autonoma e diventano esseri bizzarri, in cui la terracotta rivestita in bianco e oro si finge, senza riuscire, porcellana di Capodimonte.
Ogni opera è integrata da contenuti multimediali attraverso i quali è possibile ascoltare la voce dell’artista che ne racconta la genesi e il significato: lo scopo non è tanto descrivere un’epoca storica, quanto esplorare l’imperfezione dei rapporti umani spesso condizionati dal pregiudizio e dagli equivoci, sebbene da questa complessità si producano frutti straordinari com’è appunto la città di Napoli che oggi conosciamo.
Informazioni
Dal 17 ottobre al 12 gennaio 2025
Da martedì a domenica ore 10.00-18.00 (ultimo ingresso ore 17.30).
Chiuso il lunedì