Il monumento è situato nell’omonima piazza, lungo la via Nomentana, poco oltre la chiesa di Santa Agnese.
È datato alla metà del II secolo d.C. ed è del tipo "a tempio", sviluppato su due piani. La facciata è interamente crollata, mentre si conservano tre dei lati. Esternamente, appartiene al consueto tipo dei sepolcri in laterizi, con specchiature incorniciate da paraste corinzie e piccole finestre rettangolari, e un originale fregio di mattoni di vario colore, disposti di piatto e per coltello, con l'effetto di una struttura lapidea isodoma.
Attraverso una scala, ricavata sotto il podio, si accedeva alla camera inferiore semisotterranea, con pavimento in mosaico bianco; su ognuna delle pareti, che sorreggono una volta a vela, sono presenti due arcosoli e, al di sopra di essi, cinque nicchie sormontate da piccole finestre strombate.
La camera superiore, sulla parete di fondo, ha un’ampia nicchia ad arco, incorniciata da due colonnine laterizie, con timpano curvo e calotta a forma di conchiglia. Le pareti laterali presentano nicchie rettangolari, sormontate da un timpano con il davanzale sostenuto da mensole.
La costruzione iniziò a essere chiamata "Sedia del diavolo" in seguito al crollo della facciata, quando i resti assunsero l’aspetto di una sedia con dei braccioli. In epoca medievale, una serie di terrificanti leggende nacquero attorno al monumento. Si credeva, infatti, che fosse un luogo demoniaco, nonché il trono di Satana; durante la notte, uomini e pastori senza dimora vi si rifugiavano accendendo fuochi, facendo assumere al sepolcro un aspetto ancor più tenebroso a causa del gioco di fiamme e ombre. Nel 1300, poi, alcuni scrivevano i propri desideri sul muro affinché si realizzassero, mentre altri raschiavano frammenti di mattoni da utilizzare in pozioni magiche. Sembra inoltre che, in un punto della "Sedia", sia possibile leggere la parola "kabala", una specie di formula magica incisa sulle pietre del rudere dall'antico alchimista Zum Thurm.
A tutt'oggi l'attribuzione del sepolcro ad un certo Aelius Callistion, liberto (schiavo liberato) dell’imperatore Adriano, appare controversa.
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