Visibile anche dalla strada, l’area archeologica tra il Campidoglio e il Foro Boario rappresenta una testimonianza importante della Roma arcaica e repubblicana. La sua scoperta fu casuale: furono infatti i lavori di sterro per la realizzazione della Via del mare e di nuovi edifici a portare alla luce negli anni Trenta del Novecento una grande platea in blocchi di tufo, al di sopra della quale sorgevano i resti di due templi risalenti all’epoca repubblicana.
Indagini successive rivelarono una sequenza stratigrafica ancora più complessa, con i resti di una capanna databile all’VIII secolo a.C. e la successiva creazione di un’area di culto con altari e residui di ossa animali, dalla quale proviene un frammento di vaso con un’iscrizione etrusca, forse la più antica trovata a Roma. La trasformazione monumentale dell’area avvenne nel 580 a.C. con la costruzione di due templi, uno dei quali trovato in profondità: a questo antico tempio etrusco-italico fanno riferimento le grandi lastre di rivestimento in terracotta, le quattro volute e il gruppo statuario di Eracle e Atena, posti a decorazione del frontone, oggi conservati ai Musei Capitolini.
Il tempio fu distrutto alla fine del VI secolo a.C. in un periodo di bruschi e violenti cambiamenti politici e istituzionali che portarono Roma dalla monarchia alla repubblica; poi, dopo un secolo di abbandono, il livello dell’area venne rialzato di quasi 4 metri per la costruzione di due templi gemelli, identificati con quelli di Fortuna e Mater Matuta in base alle fonti letterarie, e con orientamento leggermente diverso rispetto al tempio arcaico. Sappiamo che i templi furono restaurati in epoca adrianea (117-138 d.C.) e rimasero in uso almeno fino all’età dei Severi e quindi all’inizio del III secolo d.C. Attualmente nell’area è visibile solo il tempio di Fortuna; la cella di Mater Matuta fu riusata già nella tarda antichità come edificio di culto cristiano. Menzionata nei documenti come San Salvatore in Portico, la chiesa venne ricostruita alla fine del Quattrocento e dedicata a Sant’Omobono, protettore dei sarti.
Foto turismoroma
Informazioni
L’ingresso al monumento è consentito a gruppi e associazioni, con guida propria, che devono provvedere alla prenotazione allo 060608 (tutti i giorni, ore 9.00-19.00).
Max 15 persone a visita.
Per i singoli visitatori, sempre previa prenotazione allo 060608, sono inoltre possibili visite individuali secondo un calendario specificato nella pagina > Monumenti del territorio
Visibile anche dall'esterno. Non accessibile ai disabili
Ingresso da via Petroselli (cancello accanto al civico 45)
Vista la natura particolare del luogo, che può comportare da parte dei visitatori rischi di scivolamenti, urti e cadute, si raccomanda di indossare scarpe basse, chiuse e comode con suola antiscivolo.
Inoltre il visitatore è tenuto ad osservare tutte le raccomandazioni e disposizioni impartite dalla guida e dal personale incaricato presente.
Location
Per conoscere tutti servizi sull'accessibilità visita la sezione Roma accessibile.