Si tratta dell’area archeologica compresa tra via delle Vigne Nuove e via Passo del Turchino caratterizzata dalla presenza di strutture pertinenti ad una villa privata che si trovava circa al sesto chilometro della via Nomentana tra questa e la via Salaria.
La villa venne descritta dal Nibby nel 1849 e poi dal Tomasetti e dal Lanciani che riferirono la presenza di murature in opus reticolatum che si estendevano sulla collina per una superficie di circa 300 mq e la presenza di un criptoportico, in seguito riconosciuto essere in realtà una cisterna, addossata al lato sud della collina.
Negli anni sessanta del secolo scorso vennero scoperti degli ambienti sotterranei costituiti da cunicoli e da pozzi riconosciuti come un sistema di cisterne a cunicoli riferibili all'età repubblicana di una fase antecedente alla costruzione della cisterna esterna.
L'identificazione di questa villa con il suburbanum Phaontis risale già al Nibby ma mancano delle prove certe, la sua attribuzione infatti si basa esclusivamente sulla sua posizione, che Svetonio riporta nell'agro fidenate al IV miglio tra Salaria e Nomentana, e sul ritrovamento, nel 1891 in terreni in prossimità della villa, dell'epigrafe funeraria di una certa Claudia Egloge, nome della nutrice di Nerone. Tuttavia la presenza di numerose ville rustiche nella zona nonché la frequenza del nome proprio in questione non permettono un'attribuzione certa.
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