Nel Rione Sant’Eustachio, in piazza Vidoni, si trova l’originale statua tardo-romana raffigurante un uomo togato, forse un magistrato.
La scultura è una delle celebri statue parlanti posizionate nel centro storico della Capitale, anche note come il Congresso degli Arguti. Durante la Roma dei Papi, l’Abate Luigi divenne, insieme a Marforio, il Babuino, il Facchino, Madama Lucrezia e Pasquino, l'originale portavoce del dissenso del popolo romano, che, di notte, vi apponeva le pasquinate, cartelli satirici anonimi da poter essere letti dai passanti il mattino seguente.
L’opera subì numerosi trasferimenti: originariamente posizionata nel Palazzo Caffarelli-Vidoni, poi nel cortile di Palazzo Chigi e, successivamente in una nicchia dello scalone di Palazzo Caffarelli-Vidoni, negli anni Venti del secolo scorso fu definitivamente collocata di fianco alla basilica di Sant'Andrea della Valle.
La statua prende probabilmente il nome dalla somiglianza con un arguto sagrestano della vicina chiesa del Santissimo Sudario. Si presenta acefala, di dimensioni simili al reale, raffigurata con una tunica e un'ampia toga, con il braccio destro piegato e la mano poggiata sul petto. Sul basamento, si legge la curiosa iscrizione dello storico Giuseppe Tomassetti, fatta incidere dal principe Giustiniani Bandini, uno dei proprietari di Palazzo Vidoni: “Fui dell'antica Roma un cittadino ora Abate Luigi ognun mi chiama conquistai con marforio e con pasquino nelle satire urbane eterna fama ebbi offese disgrazie e sepoltura ma qui vita novella e alfin sicura”.
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