
Un sito archeologico di grande interesse e fascino, testimone dell’ascesa e della caduta delle religioni pagane lungo l’intero arco della storia dell’antica Roma. Scoperto casualmente nel 1906 alle falde di Villa Sciarra e poi scavato a partire dal 1908, il cosiddetto Santuario Siriaco del Gianicolo deve il suo nome a una delle prime ipotesi di destinazione d’uso del complesso (il culto di lontane divinità siriache, appunto), formulata sulla base di alcune iscrizioni.
A seguito degli scavi e delle ricerche condotti a partire dal 2000, oggi si propende tuttavia a pensare che si trattasse di un luogo sacro dedicato a Osiride. Per le caratteristiche e per il tipo di deposizione accanto a uova e ad altri oggetti rituali, la statuetta in bronzo di una figura maschile avvolta nelle spire di un serpente ritrovata in un ambiente sotterraneo (e oggi conservata al Museo Nazionale Romano - Terme di Diocleziano) raffigurerebbe infatti proprio il dio egizio della morte e della resurrezione. Le statue di Dioniso in marmo e di un faraone in basalto nero confermerebbero la dedica ai culti egizi degli inferi e della fertilità.
Costituito da due serie di ambienti di forme diverse, separati da un ampio cortile centrale, il complesso risale al IV secolo, anche se sorge su resti di edifici precedenti, del I-II secolo d.C. A renderlo unico è però il fatto che, con ogni probabilità, non si trattava di un tempio pubblico ma di una domus tardo-antica dove, in modalità privata, continuavano a essere praticati i culti pagani dopo che con l’Editto di Tessalonica del 380 il cristianesimo era diventato l’unica religione ammessa dall’Impero. In questo contesto, l’area archeologica è un’importante testimonianza tanto della presenza quanto della permanenza di culti pagani di derivazione orientale in un’area commerciale e produttiva lungo la riva destra del Tevere.
La storia di questo luogo è però collegata anche alle origini della città: una delle tante iscrizioni ritrovate nell’area evoca infatti la ninfa Furrina, una divinità arcaica legata forse alle acque sotterranee e ai pozzi. Proprio qui è possibile che si trovasse il Lucus Furrinae, il bosco sacro alla ninfa dove nel 121 a.C. il politico romano Caio Gracco si sarebbe dato la morte per non cadere nelle mani dei suoi oppositori una volta perso il favore popolare.
Foto Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma © Fabio Caricchia
Informazioni
Il monumento è visitabile solo su richiesta o in occasione di aperture straordinare della Soprintendenza Speciale di Roma
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