Posizione geografica: Riserva Naturale Regionale Tor Caldara Litoranea Anzio-Ostia km 34,600.Riserva naturale di 44 ettari, istituita nel 1988, situata tra Anzio e Lido di Lavinio al Km. 34,600 della via Ardeatina, costituisce uno degli ultimi lembi delle migliaia di ettari di bosco che ricoprivano il Lazio fino agli inizi del 1900.
Flora La riserva costituisce un esempio di foresta mediterranea a prevalenza di sempreverdi: lecci, che ne costituiscono il 70%, sugheri, erica arborea, corbezzolo; nelle zone più umide troviamo ontani, pioppi, tremuli, farnie.
Fauna Ricca anche di fauna composta da rettili, anfibi, uccelli, e mammiferi vari. Sono ospitate nella riserva di Tor Caldara decine di esemplari di tartarughe che offrono una simpatica accoglienza a tutti i visitatori.
Le numerose sorgenti solfuree, nelle quali è fatto divieto di bagnarsi, sono dovute alla risalita dei gas vulcanici dalle radici periferiche del vulcano laziale.Nella riserva possiamo incontrare numerosi resti di costruzioni romane e la torre di avvistamento, eretta nel 1560, a difesa delle incursioni Saracene. Tor Caldara rimane un oasi incontaminata dove ritrovano valore quei paesaggi naturalistici che l'uomo non ha fortunatamente ancora intaccato e che preserva gelosamente.
La Riserva Naturale Regionale di Tor Caldara, istituita nel 1988, si estende per circa 44 ettari sul litorale a sud di Roma nel comune di Anzio. Sito di importanza comunitaria a livello europeo è un vero scrigno di tesori: una testimonianza ormai rara delle antiche foreste litoranee che occupavano l’intero settore costiero del Lazio meridionale. La ricchezza di ambienti concentrati in un fazzoletto di territorio fa da contraltare ad una lunga storia, sia geologica, sia umana che ha visto protagonista questo luogo.L’ambiente più abbondante (circa l’80% della riserva), è il bosco sempreverde mediterraneo dominato dalle due querce sempreverdi: leccio e sughera. Questo bosco, sotto l’azione dei venti marini si trasforma dolcemente nella più bassa ed intricata macchia mediterranea, mentre nelle aree fronte mare troviamo la vegetazione di rupe costiera e residui di vegetazione dunale. Localizzato in aree più umide e con suoli di maggiore spessore troviamo lembi di bosco deciduo con le querce decidue farnia, farnetto, cerro e l’ibrido pseudosughera.Nei pressi dei due corsi d’acqua si sviluppa la vegetazione ripariale ad ontano comune e pioppi mentre la presenza degli ambienti umidi fortemente mineralizzati nelle antiche aree estrattive dello zolfo favorisce la crescita delle rare felce florida e dell'agrostide di Montelucci (Agrostis monteluccii) e del rarissimo zigolo termale. Intorno alle zone umide si sviluppa la vegetazione igrofila a canuccia di palude, giunchi e Thypa. Oltre alla tipica avifauna della macchia mediterranea, nella riserva nidifica (maggio-luglio) nelle ex zolfatare, una comunità di gruccioni migratori dai colori sgargianti. Fra stanziali, migratori ed erratici sono stati avvistati in riserva oltre 70 specie di uccelli. Presenti inoltre 15 specie di mammiferi fra cui il raro coniglio selvatico, l’istrice, la volpe, la donnola e il moscardino. Tra i rettili (9 specie) le minacciate testuggini, palustre e di Hermann, nonché il biacco, la biscia d’acqua e il saettone. Tra gli anfibi (6 specie) rane, rospi e il tritone punteggiato. Gli invertebrati sono rappresentati da moltissime specie fra cui numerosi insetti che si nutrono del legno come lo scarabeo rinoceronte o il Cerambice della quercia (3-5 cm). Sulle fioriture di cisto non è raro osservare la Paratriodonta romana uno scarabeide endemico del litorale laziale.
Il geosito di Tor Caldara è un vero laboratorio all’aperto: le falesie (ricche di fossili) ci raccontano una storia che inizia con il deposito delle argille in fondo al mare più di due milioni di anni fa e prosegue attraverso potenti strati di arenaria (sabbie consolidate) testimonianza di ambienti a lungo contesi fra terra e acqua. Proprio nelle dune antiche sono state ritrovate le più remote tracce della presenza dell’uomo in quest’area: numerosi manufatti preistorici in selce. Il terzo elemento, il fuoco, ovviamente non poteva mancare! La risalita di numerosi gas fra cui quelli sulfurei costituiscono l’ultima testimonianza del vulcanismo dei Colli Albani. Queste aree sono state sfuttate per l’estrazione a cielo aperto dello zolfo probabilmente fin dall’antichità, continuata poi fino alla metà del XIX secolo circa. Certa è invece l’identificazione di una villa romana di età imperiale i cui resti sono in parte visibili a fianco della torre cinquecentesca che da il nome alla Riserva. La storia ha quindi continuato a frequentare questi luoghi e a lasciarci i suoi segni: dalle canonate delle guerre napoleoniche ancora impresse nella torre, agli accampamenti e trincee inglesi a segito delle sbarco di Anzio, per finire con i numerosissimi film in cui nel dopoguerra quest’area ha fatto da set; uno su tutti “Il vangelo secondo Matteo” di Pasolini.
Informazioni
Apertura al pubblico giovedì, sabato e domenica
ore 9.00-14.00, ultimo ingresso ore 13.30
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