Nel corso dei secoli il ponte fu più volte distrutto e ricostruito. Nel 544 d.C., per mano di Totila, subì gravi danni, nel 565 fu restaurato dal generale bizantino Narsete.
Attraverso il ponte Salario, l’antico pons Anienis, percorrendo la via Salaria si poteva attraversare l’Aniene nel punto in cui il fiume confluiva con il Tevere. Il ponte romano viene ricordato da Tito Livio per la prima volta nel 394 a.C. a proposito dell’invasione dei Galli. Nel corso dei secoli il ponte fu più volte distrutto e ricostruito. Nel 544 d.C. subì gravi danni per mano di Totila nel corso della guerra tra Goti e Bizantini, successivamente fu restaurato nel 565 dal generale bizantino Narsete. A testimonianza di tale ricostruzione egli fece apporre sui parapetti due epigrafi di cui è rimasto il testo. Nel corso dell’alto Medioevo nella metà destra del ponte fu costruita una torre di difesa che venne demolita nel 1829. Nel 1849 il ponte fu tagliato per 15 m. dai Francesi e, dopo alterne vicende, fu minato e distrutto nel 1867 dalle truppe pontificie per ostacolare i garibaldini. Successivamente, nel 1874, fu ricostruito e nel 1930 venne ampliato con sovrastrutture aggettanti poste su appositi mensoloni.
Dell’antica struttura romana sono conservati due archi minori di sottorampa da una parte e dall’altra dell’arco centrale moderno. Il ponte era costituito originariamente da una grande campata centrale con archivolto in travertino e da due archi minori in blocchi di tufo su ciascuna rampa. Le strutture attualmente conservate, probabilmente risalenti all’età repubblicana (fine II – prima metà del I sec. a.C.) sono in opera cementizia con schegge di tufo, mentre i paramenti a vista sono in blocchi di tufo di Fidene.
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