Vasta area verde della periferia orientale della città, il Parco Tor Tre Teste Giovanni Palatucci si estende per circa 80 ettari e costituisce un notevole polmone verde per la periferia orientale romana e un’ottima occasione per la socialità e la vita all’aria aperta per piacevoli passeggiate e attività sportive con ampi percorsi e una pista ciclabile.
Il disegno del Parco e gli impianti vegetali sono il risultato di interventi succedutisi a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, con addizioni al nucleo originario costituito dall’area compresa tra via Molfetta e via Roberto Lepetit.
Alla fine degli anni Novanta all’interno del parco è stato realizzato un sistema di percorsi che ha permesso la completa fruizione delle aree verdi la cui vegetazione ricalca la tipologia tipica del verde della periferia capitolina degli ultimi decenni, ovvero, campagna con vaste superfici coperte da prati spontanei, arbusti presenti in gruppi o organizzati in siepi, e specie arboree, sempre in gruppi, o alberate e poste a una certa distanza le une dalle altre.
Tra le numerose specie botaniche presenti nel Parco Tor Tre Teste Giovanni Palatucci troviamo il sambuco, il pioppo, l'olmo, il platano, la palma.
Al suo interno, inoltre, possiamo ammirare un tratto dell’ultimo dei grandi acquedotti romani, l'Acquedotto Alessandrino, costruito dall’Imperatore Alessandro Severo nel 226 d.C. per incrementare le terme da lui fatte realizzare nell’area del Campo Marzio.
L’acquedotto costeggia un grazioso laghetto in cui potete osservare la fauna e la flora tipiche degli ambienti lacustri come ninfee, fiori di loto, canne palustri e gallinelle d’acqua.
Dal 2003, è intitolato alla memoria di Giovanni Palatucci, ultimo questore di Fiume morto a soli 36 anni nel campo di concentramento di Dachau. I valori della libertà e del rispetto della dignità umana, in cui Palatucci credeva fermamente, lo portarono a salvare dalla cattura migliaia di ebrei, distruggendo i loro documenti custoditi negli uffici della Questura, avvertendoli in anticipo delle operazioni di rastrellamento naziste e fornendoli di falsi attestati di arianità che permisero loro di fuggire oltre le linee alleate.
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