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Palazzo Grazioli

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Situato su via del Plebiscito, a pochi passi da via del Corso, Palazzo Grazioli, come lo vediamo oggi, è il frutto delle numerose modifiche e restauri compiuti nei secoli dalle nobili famiglie romane che vi hanno risieduto.

Secondo alcune fonti antiche, si parla di un palazzo eretto nel corso del ‘500 da Giacomo Della Porta per la famiglia Ercolani nel Rione Campo Marzio, zona ricca di reperti archeologici della Roma antica.

Negli anni tra il 1645 e il 1650, vi si stabilì la famiglia di Alessandro Gottifredi, generale della Compagnia di Gesù, che fece effettuare un radicale restauro dell’edificio dall’architetto Camillo Arcucci.

All’inizio dell'800, il palazzo divenne la residenza dell'Ambasciatore d'Austria, il Conte di Kevenhüller, e poi dell'Infanta di Spagna, Maria Luisa di Borbone-Spagna Duchessa di Lucca, che vi morì nel 1824.

Intorno al 1840, il palazzo venne acquistato dal Commendator Vincenzo Grazioli, poi Barone di Castelporziano e Duca di Santa Croce di Magliano, che ne affidò il restauro ad Antonio Sarti che, nel corso dei lavori, terminati solo nel 1874, aggiunse alla struttura preesistente il corpo che affaccia su piazza Grazioli.

Al momento dell'acquisizione del palazzo, la nobiltà dei Grazioli era di recente concessione: il capostipite della famiglia, il Conte Vincenzo, era il tipico rappresentante del "generone" della Roma papalina, quel ceto di grandi affittuari di latifondi che fin dal Sedicesimo secolo garantiva la liquidità delle classi dominanti cittadine e la tutela degli approvvigionamenti alimentari, e riusciva, in alcuni casi - come avvenne per i Torlonia - a integrarsi nella nobiltà storica grazie a matrimoni strategici.

I Grazioli giunsero dalla Valtellina alla fine del Settecento; l'immigrazione dei valtellinesi a Roma era favorita dai papi che li impiegarono come facchini, misuratori e macinatori di granaglie.

Vincenzo Grazioli cominciò, quindi, come affittuario di molini sul Tevere, che poi acquistò, divenendo un importante fornaio, e poi proprietario terriero.

Nel 1832, fu nominato Barone di Castelporziano da papa Gregorio XVI e poi nobile romano nel 1843, e infine promosso Duca di Santa Croce di Magliano nel 1851 da Pio IX, al quale la famiglia rimase fedelissima fino alla fine dello Stato pontificio.

Nel 1847, il figlio Pio (1822-1884) sposò Donna Caterina dei Duchi Lante Montefeltro della Rovere e la famiglia prese il nome Grazioli Lante della Rovere.

Fu insieme ai figli tra i protagonisti della mondanità romana del secondo Ottocento, ma anche il patron della ricostruzione della Chiesa di San Giovanni della Malva in Trastevere.

La targa in marmo e bronzo con il ritratto della Gloria commemorano l'impresa del sottotenente di vascello Riccardo Grazioli Lante della Rovere, medaglia d'oro al valor militare, caduto ad Homs, oggi Al Khums, in Libia, il 28 ottobre del 1911 durante la guerra italo-turca.

La facciata del palazzo su via del Plebiscito è decorata da paraste con capitelli che al centro recano delle teste leonine, motivo che richiama lo stemma araldico della famiglia Gottifredi. Al centro della facciata si apre il maestoso portale sormontato da una grande testa di leone e fiancheggiato da due colonne di ordine dorico in granito grigio che sorreggono un balcone balaustrato su cui si apre una finestra con timpano ad arco che reca lo stemma dei Grazioli in mosaico.

Al primo piano tra via della Gatta e piazza Grazioli c’è una piccola perla sconosciuta ai più. Ma se alzate lo sguardo verso il cornicione, eccola lì: una gatta di marmo - a grandezza naturale - vi guarda dall’alto del suo punto di osservazione privilegiato sulla città, desiderosa di raccontare la sua storia che inizia più di 2000 anni fa nell’antico Tempio di Iside e Serapide. Nel 1874, in occasione del restauro di Palazzo Grazioli, la piccola scultura, che probabilmente rappresentava Bastet, la divinità femminile egizia con le sembianze di gatta, fu presa e spostata dove si trova oggi, e da allora ha ispirato tre diverse leggende.

La prima dice che una gatta della zona, vagabondando di notte, accortasi di un principio d’incendio, con i suoi miagolii ripetuti avesse allertato e salvato tutto il vicinato. La seconda, invece, racconta di una bambina che stava per cadere dal cornicione: la gatta, miagolando, avrebbe avvertito la madre ed evitato la tragedia. La terza, che è anche quella più fantasiosa: la gatta punta il suo sguardo in direzione di un tesoro nascosto che però nessuno ha mai trovato.

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Informazioni

Indirizzo 
POINT (12.480561498018 41.896978112912)
Orari 

Il palazzo non è visitabile

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Location

Palazzo Grazioli, Via del Plebiscito, 102
Via del Plebiscito, 102
41° 53' 49.1208" N, 12° 28' 50.0196" E

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