
Tra la primavera e l’estate del 1849, le truppe francesi inviate da Luigi Napoleone Bonaparte (il futuro Napoleone III) misero sotto assedio la città per ripristinare con le armi il potere temporale pontificio e deporre la Repubblica Romana, nata pochi mesi prima a seguito dei grandi moti rivoluzionari che nel 1848 avevano infiammato una gran parte dell’Europa. Nella difesa disperata di Roma guidata da Giuseppe Garibaldi, Porta San Pancrazio e il Gianicolo svolsero un ruolo di primaria importanza per la loro posizione strategica.
Dopo la presa di Porta Pia, emerse l’esigenza di commemorare il sacrificio di tutti coloro che avevano combattuto per portare a compimento il processo di unificazione della penisola italiana. Giuseppe Garibaldi e suo figlio Menotti furono tra i promotori della legge che decretò il Gianicolo come luogo della memoria. Nel 1879 fu quindi realizzato un primo semplice sepolcreto, con una lapide posta sul muro adiacente alla chiesa di San Pietro in Montorio: qui furono radunate molte salme di rivoluzionari e combattenti sepolti fino ad allora al Verano, sui luoghi delle battaglie presso le Mura, a Villa Borghese, alla Giustiniana e in alcune vigne tra San Pancrazio e Porta Maggiore. Il monumento attualmente visibile, con la sua mole candida immersa nel verde del colle, risale invece agli anni del regime fascista. Fu Ezio Garibaldi, allora presidente della “Società dei Reduci Patrie Battaglie” intitolata al nonno, a proporne la costruzione al governo, che accettò facendosi carico dei costi.
Progettato dall’architetto Giovanni Jacobucci, il Mausoleo Ossario Garibaldino fu inaugurato solennemente il 3 novembre del 1941 dopo due anni di lavori. Un austero quadriportico in travertino con tre archi a tutto sesto per lato racchiude un’ara ricavata da un unico blocco di granito rosso, arricchito da figurazioni allegoriche ispirate all’antichità romana, tra cui la lupa capitolina, l’aquila imperiale, scudi, insegne e gladi. Questi motivi si ripetono in tutto l’apparato decorativo del Mausoleo. Agli angoli del quadriportico, quattro piedistalli in travertino sorreggono bracieri bronzei decorati con teste di lupa, che ancora oggi vengono accesi nel corso delle ricorrenze ufficiali. Sui piedistalli sono ricordate le battaglie più significative per la liberazione di Roma mentre sull’attico della facciata principale sono scolpiti, in rilievo, la scritta “Ai caduti per Roma 1849-1870”, e il motto “Roma o morte”.
Sul retro del quadriportico una doppia rampa di scale scende alla cripta sacrario destinata ad accogliere i nomi e i resti dei caduti nelle battaglie per Roma Capitale, dalle drammatiche giornate dell’assedio della città nel 1849 agli scontri di Porta Pia del 1870. Lungo le pareti rivestite in marmi policromi sono disposti 36 loculi chiusi da lapidi che ricordano i nomi di oltre 1.600 caduti, tra cui Angelo Brunetti (più noto come Ciceruacchio), Enrico Dandolo, Luciano Manara, Emilio Morosini, Giuditta Tavani Arquati e Colomba Antonietti Porzi. Al centro della cripta è posto il sarcofago in porfido con le spoglie di Goffredo Mameli, il giovane poeta autore dell’Inno d’Italia, morto nel 1849 a soli 22 anni in seguito alle ferite riportate proprio sul Gianicolo.
Foto redazione Turismo Roma
Informazioni
Il Mausoleo Ossario Garibaldino è temporaneamente chiuso al pubblico per lavori di restauro nell'ambito del programma Caput Mundi - PNRR. Riapertura prevista aprile 2025.

Location
Per conoscere tutti servizi sull'accessibilità visita la sezione Roma accessibile.