Di antichissima origine, la chiesa deve il suo nome alla strada che in età classica costituiva il primo tratto urbano della via Flaminia – di cui la moderna via del Corso ripercorre il tracciato – e fu edificata sfruttando i resti di alcuni edifici di epoca romana, probabilmente magazzini commerciali, trasformati in diaconia forse già alla fine del VII secolo.
Il suo attuale aspetto barocco risale ai grandi lavori di rinnovamento avviati in vista dell’Anno Santo del 1650 e affidati a Cosimo Fanzago, ma il primitivo edificio per il culto e l’assistenza dei fedeli aveva già subito nel corso dei secoli radicali modifiche: forse a causa delle frequenti inondazioni del Tevere, nel 1049 la chiesa era stata ricostruita a un livello più alto, murando in parte le strutture preesistenti e trasformandole nella cripta della nuova chiesa medievale, per essere poi nuovamente ampliata e rialzata alla fine del Quattrocento, con interventi che si protrassero per tutto il Cinquecento. Del 1580 è l’elegante campanile, opera di Martino Longhi il Vecchio, mentre la bella facciata seicentesca con portico e loggia si deve a Pietro da Cortona, che aggiunse al campanile un rivestimento a intonaco ed elaborate decorazioni in stucco.
L’interno, a tre navate, colpisce per la ricchezza della sua decorazione: i marmi policromi, gli stucchi dorati, i dipinti a colori vivaci del Seicento e del Settecento e il diaspro rosso di Sicilia che riveste le dodici antiche colonne in cipollino le conferiscono un aspetto solenne e festoso. A testimonianza del passato della chiesa, rimangono i resti di un pavimento cosmatesco nella Cappella del Sacramento in fondo alla navata destra e l’icona della Madonna Advocata sull’altare maggiore, opera di un non identificato Petrus pictor e datata tra l’XI e il XIII secolo, alla quale si attribuiscono numerosi miracoli. Per la vicinanza con la residenza romana della madre di Napoleone, nella chiesa furono provvisoriamente sepolti alcuni esponenti della famiglia Bonaparte, tra cui Zenaide Bonaparte di cui si conserva tuttora il monumento funebre.
Da una porta a sinistra dell’atrio si accede agli ambienti sotterranei, la parte più antica della chiesa, dove fu sistemata la cripta. L’interno dell’edificio ospitava una serie di affreschi databili tra la fine del VI e gli inizi del VII secolo con le Storie dei Sette Dormienti di Efeso, il Giudizio di Salomone, l’Orazione nell’Orto. Nell’VIII secolo vennero inseriti alcuni episodi della vita di Sant’Erasmo e di San Giovanni e San Paolo. La sistemazione seicentesca e gli interventi dello stesso Pietro da Cortona contribuirono a salvaguardarli, ma nel 1960 alcuni di essi furono staccati a scopo conservativo e sono oggi esposti al Museo Nazionale Romano - Crypta Balbi. Secondo una leggenda, San Paolo sarebbe stato tenuto in prigionia in questo luogo: in uno degli ambienti della chiesa sotterranea sono visibili una colonna corinzia in granito alla quale sarebbe stato legato e un pozzo ottagonale da cui sarebbe scaturita una fonte prodigiosa in seguito alle preghiere.
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