
La chiesa ha origini antiche e rievoca ancora oggi nel nome i fabbricanti di funi che esercitavano il loro mestiere in questa parte della città. Nel XII secolo, quando viene attestata per la prima volta, era conosciuta come Santa Maria Dominae Rosae o Sancta Maria in castro aureo, perché si riteneva sorgesse sulle rovine del Circo Flaminio (detto, appunto, Castrum Aureum).
Nel 1534 la chiesa fu concessa da papa Paolo III a Sant’Ignazio di Loyola che vi fondò il Conservatorio di Santa Caterina della Rosa, conosciuto anche come “Compagnia delle Vergini Miserabili Pericolanti”. Nel 1560 Ignazio suggerì al cardinale Federico Cesi di ricostruire la chiesa, che fu dedicata a Santa Caterina d’Alessandria. Incaricato dei lavori che si conclusero nel 1564 fu Guidetto Guidetti, allievo di Michelangelo.
La facciata in travertino, con evidenti richiami a modelli rinascimentali, è arricchita da un grande festone di frutta. Alla stessa epoca risale il singolare campanile, costruito su una preesistente torre medioevale la cella campanaria dotata di una piccola cupola ottagonale. L’interno, in eleganti forme tardo-rinascimentali, è a navata unica coperta a volta e possiede notevoli opere d’arte, tra cui l’immagine di Santa Margherita di Annibale Carracci, la Deposizione di Girolamo Muziano, le Storie di Santa Caterina di Federico Zuccari. L’annesso e retrostante monastero fu demolito nel 1940.
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