Un cartiglio in lingua armena, collocato sopra il portone, accoglie i visitatori della bella chiesetta affacciata su via Giulia, l’elegante rettifilo del Rione Ponte progettato nel 1508 da Bramante per papa Giulio II. La chiesa ha però origini ancora più antiche, che risalgono forse al X secolo, e un’iscrizione custodita al suo interno e datata 1072 ne ricorda la ricostruzione a opera dell’abate Domenico dell’allora attiguo piccolo monastero benedettino.
Proprio a partire dall’XI secolo si era nel frattempo cominciato a diffondere in città il culto del santo cui la chiesa è ancora oggi dedicata: vescovo di Sebaste, nell’allora Armenia minore, Biagio sarebbe stato martirizzato nei primi anni del IV secolo e i suoi carnefici ne avrebbero straziato le carni con affilati pettini da cardatore prima di decapitarlo. Patrono di materassai e cardatori in virtù degli inconsueti strumenti del suo martirio, San Biagio è però soprattutto invocato come protettore delle malattie della gola: prima di morire, avrebbe infatti operato un ultimo miracolo, salvando un fanciullo che stava soffocando per una lisca di pesce che gli si era conficcata in gola.
Il miracolo di San Biagio è raffigurato nell’affresco che orna la semplice facciata realizzata all’inizio del Settecento da Giovanni Antonio Prefetti, che ricostruì la chiesa dandole le forme attuali. Un affresco di Pietro da Cortona e un’immagine seicentesca della Madonna delle Grazie si conservano all’interno, completamente rifatto nel 1832 dall’architetto Antonio Navone.
Risale alla prima metà dell’Ottocento anche il nome ufficiale della chiesa, affidata da papa Gregorio XVI al clero armeno nel 1836. Fin dal XIV secolo è attestato però il soprannome con il quale la chiesa è più popolarmente nota a Roma: San Biagio della Pagnotta, dal pane che i monaci distribuivano ai poveri e che ancora oggi viene offerto ai fedeli in forma di piccole pagnotte benedette nel giorno della festa del santo, il 3 febbraio. Nella stessa occasione, è esposto alla devozione un frammento della gola del martire, collocato accanto alla porta per permettere ai fedeli di baciarlo.
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