Da N. V. Gogol
Drammaturgia e regia Alessio Bergamo
Con Angelica Azzellini, Alessandra Comanducci, Domenico Cucinotta, Massimiliano Cutrera, Erik Haglund e Stefano Parigi
scenografie e costumi Thomas Harris
Alla base dello spettacolo c’è la storia narrata da Gogol’ ne Il cappotto. Noi la vediamo come la storia di una città X. La vita dei suoi abitanti è segnata da un’etica di potere predatoria ed emulativa che produce comportamenti e logiche assurde, surreali. In questa società vive un elemento estraneo a quei pattern com portamentali e quindi marginale. Si tratta di Akakij Akakevich. Acachi fu Acachi (nome buffo ma nobile, dal greco privo-di-ma le) è una sorta di santo- impiegato-eremita nelle cui mani le misere pratiche di ufficio diventano piccole opere d’arte (di grafia, nel racconto; nello spettacolo è differente). Tra il mondo fatto di cura e di grazia (ma anche di goffaggine, afasia e squallore della persona) in cui Acachi è autorinchiuso e quello predatorio ma elegante che lo circonda c’è estraneità, incompatibilità. Quando Acachi si libera della sua lisa palandrana e acquisita un nuovo Cappotto i colleghi vi vedono, sbagliando, un tentativo di adeguamento ai costumi collettivi. La sua marginalità, il suo isola mento sembrano superati. Ma alla prima occasione la città lascia Acachi solo, prima permettendo che degli spettrali ladri lo aggrediscano e gli rubino il cappotto e poi non aiutandolo a ritro varlo. Acachi ne muore… Ma risorge e ricompare per le strade della città in quanto terribile vindice spettro-ladro-di-cappotti. Soprattutto di cappotti altolocati.
Una produzione di Cantiere Obraz | Teatro dell’Elce | Teatro Solare in collaborazione con Postop Teatro
Il programma potrebbe subire variazioni
Informazioni
Dal 25 al 26 marzo 2023
Sabato ore 20.30
Domenica ore 18.00
