La mostra collettiva esplora il rapporto tra l’estrazione di risorse e la dolcezza. Il progetto trae ispirazione dalla villa che oggi ospita l’Istituto Svizzero a Roma, un tempo proprietà di Carolina Maraini-Sommaruga ed Emilio Maraini, ticinese pioniere nell’industria dello zucchero da barbabietola in Italia. Prendendo lo zucchero e la storia della sua produzione come punto di partenza, la mostra affronta l’immaginario associato allo sfruttamento delle risorse, esponendo il modo in cui nozioni di dolcezza, romanticismo e desiderio spesso contribuiscano ad edulcorare narrazioni di addomesticamento e conquista.
La mostra presenta opere nuove e esistenti di artistə che lavorano con scultura, pittura, installazione e film. Attraverso riferimenti storici, narrazioni autobiografiche o racconti di finzione, lə protagonistə di queste opere si confrontano con la costruzione del concetto di natura, svelando le strategie narrative che nascondono lo sfruttamento di animali, risorse, terre e comunità. Le opere in mostra affrontano i motivi narrativi e le immagini a cui siamo abituatə quando si parla di natura, affrancandosi dallo sguardo ingenuo, escapista e conciliatorio che spesso lo caratterizza.
Il titolo della mostra evoca la sensazione dello zucchero in bocca, sottolineando l’incarnazione di grandi narrazioni attraverso storie personali. I lavori esposti spesso cooptano e distorcono l’uso di materiali quotidiani e familiari, quali l’arredamento e il cibo. L’ironia emerge spesso come strumento critico, mentre diversi processi metabolici accompagnano l’esperienza della mostra. Spaziando dal microscopico al macroscopico – da qualcosa di piccolo come la polvere di zucchero a qualcosa di vasto come una galassia – le opere in mostra sovvertono le aspettative sul discorso ecologico, offrendo nuove e urgenti forme di narrazione
Gianfranco Baruchello, Binta Diaw, Gina Fischli, Pauline Julier, Oz Oderbolz, Sergio Rojas Chaves, Virginie Sistek, Milva Stutz
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