L'edificio è dedicato a San Celso, martire ad Antiochia nel 302 d.C., ma è conosciuta come San Celsino per distinguerla dalla vicina chiesa dei SS.Celso e Giuliano. Vi officiava l'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, istituita da papa Pio V per incoraggiare il culto dell'Eucarestia.
Edificato nel 1561, fu più volte restaurato, nel 1725 per volontà del cardinale Nicolò Coscia, protettore della Confraternita, nel 1878 e ancora dopo il terremoto che nel 1915 colpì anche Roma. Nel 1984 la chiesa passò dalla Confraternita alla Caritas di Roma.
La facciata si presenta a due ordini: quello inferiore è scandito da quattro lesene ioniche, fra le quali vi sono situate due nicchie laterali decorate con conchiglie marine ed al centro il portale d'ingresso, con timpano triangolare spezzato, sormontato da un finestrone chiuso con volute laterali. L'ordine superiore presenta invece una finestra marmorea centrale e due piccole porte-finestre laterali con balconcino in ferro battuto. La facciata si conclude con un timpano curvilineo sormontato da una croce.
All'interno vi è un altare del Settecento, con un dipinto anonimo raffigurante "Gesù che comunica l'apostolo Pietro nel Cenacolo". Nella volta vi è l'Assunzione della Vergine.
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