L’opening della trentottesima edizione del Romaeuropa Festival è un invito ad esplorare la bellezza creata dall’essere umano, la sua capacità di reagire alle continue mutazioni e fratture del presente. Per dare vita a questa meditazione il coreografo Sidi Larbi Cherkaoui si è rivolto al Giappone e in particolare all’Ukiyo-e (letteralmente: immagini del mondo fluttuante) movimento culturale volto a ritrarre la vita quotidiana e i paesaggi urbani dell’era Edo (1603-1868). Impetuosa risulta la coreografia firmata per il Ballet du Grand Théâtre de Genève (di cui Larbi è attualmente direttore artistico): diciotto interpreti in scena per dare vita a un’opera contemporanea in cui le composizioni di Szymon Brzóska e Alexandre Dai Castaing si fondono ai suoni della tradizione, interpretati dal maestro dei Taiko, compositore e cantante Shogo Yoshii.«Vivere momento per momento, volgersi interamente alla luna, alla neve, ai fiori di ciliegio e alle foglie rosse degli aceri, cantare canzoni, bere sakè, consolarsi dimenticando la realtà (…) questo io chiamo Ukiyo» affermava nel 1661 lo scrittore Asai Ryoi. Così Larbi mescola culture ed estetiche, danza contemporanea ed elementi visivi della tradizione nipponica e trascina il pubblico nel suo “mondo fluttuante” per raccontare l’impermanenza della vita, la sua fugacità, la capacità dell’essere umano di celebrare la bellezza anche nei momenti di crisi.