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Luigi Bartolini incisore

La mostra Luigi Bartolini incisore rende omaggio a uno degli artisti marchigiani più complessi e interessanti del Novecento italiano, a sessant’anni dalla sua scomparsa.

Fortemente voluta dalla figlia, Luciana Bartolini, che presiede l’Archivio Luigi Bartolini, la mostra segue le esposizioni a lui già dedicate recentemente a Macerata (Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi) e Urbino (Palazzo Ducale). Luigi Bartolini (Cupramontana, 1892 - Roma, 1963) è stato uno dei più importanti incisori dello scorso secolo, inesauribile sperimentatore, poliedrico ed eclettico, è stato anche pittore e critico d’arte, scrittore di poesie e prose di notevole valore letterario, tra cui Ladri di biciclette - pubblicato per l’editore romano Polin nel 1946 - suo maggior capolavoro, reso immortale da Cesare Zavattini e Vittorio De Sica nella omonima pellicola vincitrice dell’Oscar nel 1948.

Da un’idea di Vittorio Sgarbi, la mostra è curata da Alessandro Tosi - professore associato di storia dell’arte moderna all’Università di Pisa.

Artista presente al suo tempo, Bartolini divenne presto punto di riferimento per i giovani artisti e intellettuali a lui contemporanei. Fu sempre animato da un profondo tormento interiore e da una feroce tensione polemica nei confronti della realtà, che riflesse nei suoi lavori in uno stile estremamente poetico, ma inquieto, insistito e a volte brusco. Attraverso l’osservazione delle sue suggestive acqueforti, l’esposizione alla GNAM vuole far luce sul punto centrale della riflessione bartoliniana, ossia il processo generativo dell’arte, considerato l’unico momento in cui è possibile il rivelarsi di una verità altra e più profonda, di cui l’artista cercò sempre di farsi portavoce.

Attraverso l’esposizione di circa 100 opere tra incisioni, (acqueforti, acquetinte, puntesecche) documenti inediti e fotografie, opere letterarie, la mostra celebra a Roma la ricorrenza della scomparsa dell’artista; una città a lui cara, dove frequentò l’Accademia di Belle Arti e l’Accademia di Spagna e, in seguito, scelse di lavorare e risiedere stabilmente, dopo aver ricevuto una cattedra presso il Regio Museo Artistico Industriale nel 1938. Le affascinanti acqueforti in mostra, - di cui fanno parte della collezione della GNAM i lavori Martin pescatore (1935), Ragazza alla finestra (1929) e Il grillo domestico (1926) -  permettono di ammirare da vicino l’unicità e la qualità del tratto del maestro marchigiano, profondamente appassionato al suo lavoro, tanto da dichiarare di preferire l’incisione alla pittura, perché capace di resistere di più al passare del tempo.

Queste parole sono esempio delle moltissime dichiarazioni che Bartolini ha lasciato di sé stesso e sulla sua arte, aiutando la comprensione della costruzione dell’immagine che l’artista desiderava lasciare: un ottimista innamorato di tutto conoscere che tradusse il suo pensiero entro una vastissima varietà di soggetti e narrazioni, osservati con lo sguardo del viandante girovago - il solo capace di portare a quell’ineffabile ebrezza panica e lucidità angelica attraverso cui ogni emozione può essere trasferita sulle lastre e resa estremamente suggestiva dall’uso magistrale di un chiaroscuro in cui il buio esalta la trama dei sensi e la luce definisce i volumi e le forme. L’arte diventa quindi un gesto assoluto, una vera e propria esigenza che non tiene conto del medium attraverso cui si dichiara. Un processo, questo, in cui Bartolini riesce grazie alla sua sconvolgente eloquenza. Il segreto delle cose non si cela mai davvero, portando l’artista a imbattersi irrimediabilmente in delusioni e malinconie che si traducono in uno stato d’animo inquieto, disperato e furioso, come le sue incisioni anticlassiche e le sue prose insofferenti. Il continuo oscillare fra entusiasmi e crolli, parte della natura di Bartolini, è evidente ne I sogni abortiscono del 1926, l’acquaforte con cui l’artista partecipò all’esposizione di Belle Arti organizzata a Roma dalla Società degli amatori e cultori al Palazzo delle Esposizioni, nel 1927. In essa è rappresentato un feto sotto formalina, con un occhio aperto che sembra guardare i suoi osservatori con rabbia, lasciandoli turbati e increduli. È questa l’immagine della delusione, vista come una condizione dello spirito che accompagna l’essere umano lungo tutta la sua dolorosa esistenza, slegata da fatti specifici e dovuta a una perpetua incompiutezza, a una condizione sempre embrionale.

Promossa dall’Archivio Luigi Bartolini, prodotta e organizzata da AMIA - Associazione Marchigiana Iniziative Artistiche, con il coordinamento scientifico di Stefano Tonti e Arianna Trifogli, con il sostegno della Fondazione Roma e il patrocinio della Fondazione Marche Cultura.

Il programma potrebbe subire variazioni

Informaciones

Cuando 
desde 26 Junio 2024 hasta 1 Septiembre 2024
POINT (12.482134 41.9170143)
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Horarios 

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Location

Luigi Bartolini incisore, Viale delle Belle Arti, 131
Viale delle Belle Arti, 131
41° 55' 1.2504" N, 12° 28' 55.6824" E

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