Sulla base di un passo di Vitruvio, le Cariatidi dei portici del Foro di Augusto a Roma rappresenterebbero, attraverso lo stato di servitù, l’eterno esempio di punizione inferto da Greci a Greci. Perché loro, e non gli uomini di Carie?
Gli studiosi interpretano le Cariatidi della cultura greco-romana come immagini legate alla dimensione sacra o, sulla base di un passo del trattato De Architectura di Marco Vitruvio Pollione, come “memoria” eterna della punizione data dai Greci alla città greca di Carie, alleatasi con i Persiani.
Nell’incontro che si svolge nel Museo dei Fori Imperiali, di fronte alle rappresentazioni di Cariatidi, si vuole evidenziare questo aspetto. Le “matrone”, ovvero le donne più rispettabili della città, furono costrette all’esposizione non solo di se stesse ma del loro stato sociale, attestato dall’abbigliamento indossato: il peplo, che era l’indumento che veniva offerto ad Atena nelle Panatenee, la più importante solennità religiosa e civile celebrata nell’antica Atene, e gli ornamenti personali. Risparmiate al contrario degli uomini, esse non solo erano ridotte in servitù, ma dovevano essere degradate psicologicamente. Attraverso l’esposizione delle “migliori” della città, era punita la città.
A cura di: Maria Paola Del Moro
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Lunedì 25 novembre 2024
ore 10.30
durata: 30'