Una compatta facciata di travertino lunga 169 metri e un volume complessivo di oltre 700mila metri cubi: monumentalità, geometrie razionali e riferimenti neoclassici sono gli elementi che connotano l’edificio situato all’estremità nord del Foro Italico, tra Monte Mario e il Tevere, uno dei più grandi d’Italia insieme alla Reggia di Caserta.
La storia del Palazzo della Farnesina, così chiamato per gli antichi possedimenti della famiglia Farnese in quest’area, inizia negli anni Trenta del Novecento con i concorsi indetti per la progettazione della sede di rappresentanza del Partito Nazionale Fascista, che sarebbe dovuta sorgere inizialmente sull’allora Via dell’Impero, oggi via dei Fori Imperiali. Nel 1937 la scelta cadde sul progetto sviluppato dagli architetti Enrico Del Debbio, Arnaldo Foschini e Vittorio Ballio Morpurgo, ma la collocazione della costruzione fu spostata fuori dal centro storico, nell’area del complesso oggi noto come Foro Italico. Nel 1940, a cantiere già avviato, il regime fascista rinunciò alla sua sede prestigiosa e l’edificio venne destinato ad accogliere gli uffici del Ministero degli Affari Esteri, fino al 1922 ospitato nel Palazzo della Consulta e poi a Palazzo Chigi.
Interrotti allo scoppio della Seconda guerra mondiale, i lavori ripresero nel dopoguerra con alcune variazioni rispetto al progetto originario ma ancora sotta la guida di Del Debbio, Foschini e Morpurgo. Con un’accorta regia progettuale, un importante apparato artistico e decorativo venne commissionato per gli interni dell’edificio – 1.300 vani distribuiti su nove piani. Fu Del Debbio a disegnare gli arredi della sede ministeriale, compresi i lampadari in vetro Venini basati su un modulo progettato da Carlo Scarpa, mentre la decorazione degli ambienti di rappresentanza al primo piano fu affidata ad Alberto Bevilacqua (Sala dei Mosaici), Pietro Cascella (Sala delle Conferenze Internazionali), Francesco Coccia (Anticamera degli Ambasciatori), Giorgio Quaroni (Studio del Ministro) e Amerigo Tot (Sala della Vittoria).
Il Ministero degli Affari Esteri si insediò ufficialmente nel Palazzo della Farnesina nel 1959. Per certi versi, l’ultimo atto del percorso di progettazione del palazzo risale però agli anni immediatamente successivi, con i concorsi pubblici indetti nel 1965 e nel 1968 per la realizzazione e l’acquisto di opere d’arte che oggi sono considerate una componente imprescindibile della struttura: dai mosaici di Luigi Montanarini e Toti Scialoja agli arazzi di Gastone Novelli, Sergio Selva e Antonio Scordia, dai blocchi murari della rampa d’accesso scolpiti da Pietro Cascella ai gruppi scultorei di Osvaldo Calò e Pietro Consagra e alla famosa “Sfera Grande” di Arnaldo Pomodoro collocata nel piazzale antistante l’ingresso.
Questo connubio tra la Farnesina (come viene spesso chiamato per metonimia il ministero) e la ricerca artistica è ribadito dalla Collezione Farnesina, una raccolta di opere d’arte contemporanea istituita nel 2000 che accoglie i lavori di alcuni tra gli artisti più significativi per la storia dell’arte italiana del XX e del XXI secolo, come Carrà, Sironi, Soffici, Guttuso, Burri, Vedova, Kounellis, Merz, Pistoletto, Vespignani e Paladino. La collezione e il palazzo aprono le porte al pubblico di norma l’ultimo venerdì di ogni mese oltre che in occasione di Open House Roma e della Giornata del Contemporaneo. Le visite possono essere prenotate sul sito dedicato.
In copertina: Il Palazzo della Farnesina dallo Stadio dei Marmi - Foto turismoroma
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