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Bunker di Villa Ada Savoia

Villa Ada Savoia - Bunker

Il rifugio antiaereo dei Savoia, immerso nella fitta vegetazione del grande parco di Villa Ada, apre per la prima volta al pubblico dopo 70 anni di abbandono. Il bunker reale è ora fruibile, in tutto il suo fascino storico, grazie a una importante attività di recupero promossa dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzata dall’Associazione Roma Sotterranea, in virtù di una convenzione biennale stipulata tra i due soggetti a  seguito dell’esito di un bando pubblico.

I lavori di recupero
I lavori, iniziati a metà ottobre 2015, sono stati coordinati dal responsabile dell’Associazione Fabio Ciccone sotto la guida della restauratrice Roberta Tessari, con l’attenta supervisione tecnica e scientifica dei funzionari della Sovrintendenza. Sono state più di 3.000 le ore dedicate dai soci di Roma Sotterranea alle attività di recupero, che sono consistite nell’eliminazione dei numerosissimi graffiti e murales, nel recupero delle parti in metallo, nel ripristino dell’impianto elettrico e di tutte le porte blindate, ora perfettamente funzionanti, nella ricostruzione dei bagni e, all'esterno nella creazione di  una strada agevole per raggiungere il rifugio.
All’inaugurazione, a seguito di un accordo con A.S.I. (Automobilclub Storico Italiano), saranno esposte alcune vetture storiche dell’epoca mentre, già a partire da questa estate, mostre d’arte e spettacoli teatrali di rievocazione storica verranno realizzat all’interno del bunker.

Il bunker reale
Il rifugio antiaereo, realizzato realisticamente intorno agli anni 1940-1942, quando il timore di incursioni aeree sulla Capitale iniziò a farsi più concreto, era adibito ad uso esclusivo della famiglia Reale. Con una scelta quantomeno singolare, il luogo dove edificare il bunker fu individuato in direzione nord rispetto alla Palazzina Reale, ad una distanza in linea d'aria di circa 350 metri. I progettisti poterono sfruttare il cambio di quota dovuto alla presenza di una collinetta, il cosiddetto Colle delle Cavalle Madri.
Il bunker fu dunque scavato all'interno del banco tufaceo della collina, forse sfruttando in parte degli ambienti di cava già esistenti. In questo modo l'accesso avveniva a livello, senza dover percorrere scale o rampe. La principale particolarità del bunker, grazie a questa caratteristica, era quella di poter accogliere al suo interno delle autovetture. La distanza dalla residenza obbligava infatti a raggiungerlo non certamente a piedi, operazione assai rischiosa durante un allarme aereo. Un breve spostamento in auto, dirigendo prima  verso nord, lasciandosi alla destra le scuderie, e scendendo poi in direzione ovest  per una stradina a tornanti, permetteva di arrivarvi in non più di 2-3 minuti.
La struttura, che si sviluppa totalmente in sotterraneo per più di 200 m2, ha una forma più o meno circolare. L’accesso al rifugio avveniva immettendosi in una corta galleria a doppia curva: ci si trovava quindi di fronte ad un massiccio portone a due battenti, l’ingresso carrabile al rifugio. Le due ante, ancora al loro posto, pesano circa 1.200 Kg l’una e furono realizzate colando del cemento all’interno della porta in ferro, spessa 20cm. Sulla sinistra una porta blindata dava accesso ad una prima stanza e poi, attraverso una porta antigas, ad una seconda stanza, il vero cuore del bunker: si tratta di una camera ad alta pressione sul modello tedesco, dotata di un efficace sistema di filtri per la depurazione e il ricambio dell’aria e di un sistema autonomo che permetteva, anche in assenza di energia elettrica o di malfunzionamento dei motori, di poter garantire il funzionamento dell’ impianto di aerazione e filtraggio grazie ad un sistema azionato da propulsione umana, tramite energia cinetica creata pedalando su una sorta di “bicicletta”. Questi impianti venivano identificati come “elettroventilatori a pedaliere”.
Completano il rifugio 2 bagni, un’anticamera e 2 ambienti di servizio.
In tutti gli ambienti stupiscono la cura con cui fu realizzato e gli evidenti richiami, sia nell’uso dei materiali che in alcuni particolari, all'architettura razionalista tipica dell’epoca.
Il bunker era dotato di una via di fuga secondaria: sono 40 i gradini della splendida scala a chiocciola in travertino che si devono salire per raggiungere un piccolo manufatto cilindrico in mattoni con copertura a forma di fungo, posizionato nella parte alta della collina. Al suo fianco si trova una struttura composta da lastroni in cemento; questo è un vero e proprio "scudo" a protezione degli ambienti sotterranei, perfettamente mimetizzato grazie alla folta vegetazione circostante composta da alti pini  marittimi che, con le loro ampie chiome, contribuivano perfettamente allo scopo. Per un’ulteriore mimetizzazione, lo scudo era stato inoltre ricoperto con del pezzame di tufo, forse estratto proprio durante la realizzazione del rifugio. I lastroni erano sostenuti da esili muretti a mattoni, nei quali si aprono ampi archi; al momento dell’esplosione i muretti avrebbero ceduto ammortizzando l’impatto delle bombe e creando un effetto a cuscinetto.
La protezione dai gas era garantita da guarnizioni in gomma di cui erano dotate tutte le porte, compreso il grande portone carrabile. Su alcune porte le guarnizioni sono ancora miracolosamente al loro posto.
 

 

Informazioni

Indirizzo 
POINT (12.4980096 41.924946)
POINT (12.504444 41.925265)
Orari 

Le visite sono temporaneamente sospese.

Visite solo su prenotazione tramite sito

Costi 
Biglietto intero: 
10.00
Contatti 
Email: 
visite@bunkervillaada.it
Sito web: 
www.sovraintendenzaroma.it/content/il-25-aprile-riapre-al-pubblico-il-rifugio-antiaereo-dei-savoia
Sito web: 
www.bunkervillaada.it
Telefono: 
334 7401467
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Locations

Bunker di Villa Ada Savoia, Via Panama, 55
Via Panama, 55
41° 55' 29.8056" N, 12° 29' 52.836" E
Bunker di Villa Ada Savoia, Via Salaria, 267
Via Salaria, 267
41° 55' 30.954" N, 12° 30' 15.9984" E

Per conoscere tutti servizi sull'accessibilità visita la sezione Roma accessibile.

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